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L’Ossario dei caduti di Forno di Coazze si trova nella frazione omonima, situata a 1000 metri di quota nella valle principale del Sangone, a circa 7 Km. dal capoluogo.          

 

Fin dal settembre 1943, nella zona di Forno, si installarono i primi nuclei partigiani, in particolare la banda «Sergio» comandata da Sergio De Vitis (che, successivamente, muterà il nome in brigata «Sandro Magnone» e, dopo la morte di De Vitis, sarà guidata da Giuseppe Falzone). La frazione ed i suoi dintorni furono duramente colpiti dalle rappresaglie del «Maggio di sangue». L’episodio più tragico, come ricordato in altri punti di questo lavoro, avvenne il 16 maggio quando ventiquattro partigiani prelevati dal carcere allestito presso la scuola elementare di Coazze vennero condotti a Forno e, quasi sulle rive del Sangone, fucilati alle gambe e lasciati morire dissanguati in una fossa fattagli precedentemente scavare. Quello stesso giorno altri quattro  partigiani vennero uccisi, con le stesse modalità, a Garida.

 

L’iniziativa di costruire l’Ossario partì da Giuseppe Falzone, comandante della brigata «Sandro Magnone», con l’intento di raccogliere in un solo luogo tutti caduti (soprattutto partigiani ma anche civili) che persero la vita in valle nel corso dei venti mesi. Per finanziare l’opera gli stessi ex partigiani della brigata «Sandro Magnone» donarono parte delle loro indennità di guerra. Altri finanziamenti arrivarono da alcune famiglie benestanti di Coazze come i Sertorio o i Valobra. Nella delicata operazione di recupero (ed identificazione) dei caduti si impegnò in particolare Celestina «Cele» Magnone, sorella di Sandro. Vennero riesumati i sette caduti del Sellery inferiore, così come quelli della Fossa comune. I lavori, realizzati dalla ditta Croce, iniziarono nel maggio 1945 e si conclusero in autunno. L’8 settembre 1945 le salme vennero portate a Giaveno, dove furono benedette dall’arcivescovo di Torino Maurilio Fossati, e riportate a Forno. Poco meno di due mesi dopo, il 4 novembre, alla presenza di numerose personalità, lo stesso cardinale Fossati consacrò l’Ossario. A partire da quella data il sacrario di Forno è diventato importante luogo per la memoria partigiana in Val Sangone e teatro di commemorazioni che si tengono, ogni anno, la seconda domenica di maggio ed una domenica nella prima metà di novembre.

 

Nel 1986 venne costituito un Comitato, presieduto dall’ex sindaco di Coazze Leo Giorcelli, con il compito, tra le altre cose, di favorire una risistemazione dell’area dell’Ossario e di quella della Fossa comune. Tra il 1987 ed il 1988 vennero  quindi realizzati numerosi lavori di ristrutturazione, coordinati dall’ingegner Gian Franco Capiluppi. Fu creato un viale d’accesso all’Ossario, lastricato in pietra, a cui venne dato il nome di “Viale del partigiano ignoto” (una iniziale proposta di Leo Giorcelli, poi bocciata, prevedeva di dedicare il viale al comandante Falzone). All’imbocco del viale venne posto un monolito in pietra con sopra una targa con una dedica “al partigiano ignoto” scritta da Guido Quazza. Nel 1996, accanto a questa targa, ne venne apposta un’altra per ricordare Quazza, scomparso in quell’anno. Ai lati del viale, lungo la salita che conduce al sacrario, vennero invece posizionati dodici cippi lavorati allo scalpello e dedicati ognuno - con una targa bronzea - ad una delle brigate partigiane attive in Val Sangone. Alla fine del percorso venne installata una fontana in pietra. 

  Contemporaneamente fu anche sistemato l’accesso al sentiero che conduce alla Fossa comune con la creazione di un piazzale, posto a lato della strada carrozzabile, intitolato al maggiore Luigi Milano. Qui vennero posizionati due cippi e due targhe nonché alcuni pannelli che illustravano la cronistoria della Resistenza locale. Nel 2011 l’area ha subito una radicale trasformazione con la creazione della cosiddetta “Finestra sulla Resistenza”, una struttura in legno e plexiglass che copre l’intera superficie del piazzale e che è stata inaugurata il 13 maggio 2012. Secondo il progetto, all'interno della struttura, dovranno essere sistemati i pannelli espositivi ed alcuni reperti oggi ospitati nella sede dell’Ecomuseo dell’Alta Val Sangone di viale Italia.

  La presentazione delle modifiche apportate con i lavori e l’inaugurazione del “Viale al partigiano ignoto” sono avvenute l’8 maggio 1988 alla presenza, tra gli altri, del Ministro della Difesa Valerio Zanone.

 

La riqualificazione della zona della Fossa comune e del sentiero che lì conduce, partendo del piazzale intitolato al maggiore Milano, è stata eseguita - sempre sotto l’egida del Comitato - tra il 1989 ed il 1991. Anche in questo caso sono state apportate notevoli migliorie e l’accesso al sito, prima difficoltoso, è stato notevolmente facilitato. L’inaugurazione  è avvenuta nel maggio 1991.

  Nel luglio del 2005, dopo molti anni di tentativi, l’Ossario partigiano di Forno di Coazze è stato dichiarato cimitero di guerra.

 

Nel corso degli anni l’Ossario e la Fossa comune hanno ospitato numerose personalità politiche ed istituzionali di rilievo, tra cui due Presidenti della Repubblica. Il primo, il 18 ottobre 1997, è Oscar Luigi Scalfaro. Il capo dello stato era giunto in valle per assegnare la Medaglia d’argento al valor militare al gonfalone del Comune di Giaveno (scelto in rappresentanza di tutti i centri della Val Sangone) a riconoscimento dell’impegno svolto dalla valle durante la Resistenza.

Il 23 aprile 2009 giunge invece a Forno di Coazze Giorgio Napolitano il quale, durante il suo discorso pronunciato di fronte all’Ossario, sottolineava l’attualità ed il grande valore dell’esperienza partigiana, in tutte le sue sfaccettature, che «fu determinante per restituire dignità, indipendenza e libertà all’Italia».

Presente alla maggior parte delle cerimonie è invece Piero Fassino, figlio del comandante Eugenio, ed attuale presidente del Comitato per l’Ossario. Questa carica venne ricoperta per alcuni anni anche dal coazzese Ferruccio Tessa, vice-comandante della brigata «Sandro Magnone», scomparso nel 2006.

Testo  tratto da  Andrea  Mortara, Guerra e Resistenza - Tra memoria e rappresentazione. Il caso di Coazze, tesi di Laurea, Università degli Studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di Laurea in Lettere, a.a. 2011/2012 (relatrice prof. Emma Mana).

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